“Sono veramente monaci
quando vivono del lavoro delle proprie mani” (RB 48,8)
Sin dalle origini del monachesimo la povertà monastica, intesa come essenzialità di vita, è profondamente connessa con il lavoro. Essa è perciò più moderna di quanto non si osi immaginare. Il mistero della vita monastica si manifesta anche nella fedeltà al lavoro, che insieme alla preghiera, costituisce una delle coordinate fondanti dell’identità del monachesimo benedettino.
I nostri Padri antichi, a scanso di ogni equivoco spiritualista, interpretano la povertà alla luce del lavoro. La vita monastica non è affatto un’esistenza angelica dedita unicamente alla preghiera, poiché anche tramite il lavoro, il monaco si dischiuda alla volontà di Dio nell’orizzonte della storia.
L’Ora et Labora si è rivelato il motto propulsivo del monachesimo occidentale:
- Il lavoro pone la tensione escatologica, espressa soprattutto con il celibato monastico, a servizio della storia: l’escatologia vista come tensione spirituale nella storia. A questo punto non è tanto il problema della povertà che preme, quanto quello del lavoro.
- La Lectio divina è un cammino interiore che ogni monaco compie e, di conseguenza, anche tutta la comunità. L’ascesi quotidiana della nostra comunità monastica si costruisce intorno alle Sacre Scritture ed è orientata dall’ascolto della Parola. Nel vissuto comunitario la Lectio divina costituisce, infatti, il centro di tutta la giornata.
La Lectio Divina della comunità è aperta a tutti i laici ogni sabato alle ore 18.00 nella foresteria del monastero di sant’Antonio, a partire dal 10 ottobre 2015 e si concluderà sabato 28 maggio 2016.